
La tesi non è un documento: è un percorso a ostacoli in cui il relatore è il tuo allenatore. Peccato che non tutti gli allenatori siano Klopp o Mourinho: alcuni assomigliano più al prof di ginnastica delle medie che ti lasciava a correre in tondo senza senso.
Se scegli il relatore sbagliato, preparati a:
silenzi eterni via mail, tipo “risponderò quando i ghiacciai torneranno a coprire l’Europa”;
feedback al rallentatore, dati con la stessa energia con cui un bradipo affronta il lunedì mattina;
riunioni fantasma, fissate e mai rispettate.
Se invece becchi quello giusto, la laurea arriva con qualche graffio ma senza amputazioni psicologiche. Non sarà una passeggiata, ma almeno non ti ritroverai a discutere con il muro di camera tua. Insomma: il relatore è il moltiplicatore dei tuoi sforzi. Puoi scrivere la tesi più brillante del secolo, ma se lui non collabora rischi di arrivare in aula con un malloppo incompiuto e la faccia da ostaggio.
Chi di relatore ferisce, di relatore perisce
La scelta del relatore è più strategica del tema della tesi. Un relatore bravo può rendere digeribile anche il bilancio consolidato di un’azienda di ferramenta. Uno sbagliato ti fa odiare persino l’analisi di “Friends” come fenomeno sociologico.
E qui arriva la verità scomoda: nessuno studente ha mai detto “mi sono trovato benissimo con il mio relatore, era rapidissimo e sempre disponibile”. Mai. È una leggenda urbana, tipo i coccodrilli nelle fogne di New York.
Gli aneddoti veri suonano più così:
“Ho mandato tre capitoli e mi ha risposto ‘Ok’ dopo 4 mesi.”
“Mi ha detto di cambiare argomento… una settimana prima della consegna.”
“Durante il ricevimento, mi ha chiesto chi fossi.”
Il relatore non è solo un nome sulla copertina: è il filtro che decide se la tua tesi vedrà la luce o marcirà nel limbo delle cartelle non aperte. E sì, può farti sanguinare di attesa, di ansia e di frustrazione. Ma è proprio per questo che scegliere bene è fondamentale.
Tipi di relatore: collezione zoologica
Ogni università è un safari, e i relatori sono gli animali esotici che la popolano. Alcuni sono innocui e quasi simpatici, altri ti azzannano alle caviglie quando meno te lo aspetti. Per non arrivare impreparato, ecco la galleria dei 7 archetipi più comuni di relatore universitario. Se mentre leggi riconosci il tuo… beh, buona fortuna, non sei solo.
Il Fantasma di Canterville

Questo relatore esiste… ma non si vede. Ti lascia nel dubbio se stia in ferie perpetue o se semplicemente non abbia voglia di aprire la casella mail. Compare solo all’ultimo secondo, di solito per dirti che il lavoro “non va bene, ricomincia”.
Pro
Hai tempo libero: nessuno ti stressa con revisioni settimanali.
Puoi raccontare agli amici che stai scrivendo la tesi “in completa autonomia”
Contro
Il feedback arriva con i tempi geologici di una formazione montuosa.
Rischi di finire in aula con un testo che lui vede per la prima volta il giorno della discussione.
Il Barone Rosso

Gestisce mezzo dipartimento da solo. Ha 200 studenti, 12 incarichi di ricerca, 4 conferenze e una rubrica di giornale. Tu sei solo “Tesi n. 134 bis”, e la tua mail è una goccia nel mare.
Pro
Se ti corregge davvero, hai in mano un testo di livello perché è un luminare.
In commissione nessuno osa contraddirlo.
Contro
Riuscire a vederlo equivale a fissare un appuntamento con il Papa.
Ricorda a malapena il tuo nome, quindi preparati a reintrodurti ogni volta.
Il Motivational Coach

È quello che ti dice “sei bravissimo, ce la puoi fare, credi in te stesso”… ma poi non corregge mai una riga. La tesi resta ferma, ma il tuo ego è pompato come se avessi fatto un corso di Tony Robbins.
Pro
Ottimo boost motivazionale.
Almeno non ti distrugge l’autostima.
Contro
Zero concretezza: alla fine ti ritrovi un malloppo motivazionale ma senza bibliografia corretta.
L’ottimismo non si traduce in voti più alti.
Il Filosofo

Non importa cosa studi, per lui tutto deve partire da Platone, Kant o Aristotele. Stai facendo marketing? Per lui il vero punto è la dialettica socratica. Economia aziendale? “Senza un excursus su Hegel non ha senso.”
Pro
La tesi sembra più profonda e colta, anche se parli di Instagram.
In commissione fa scena: sembri un mezzo filosofo anche tu.
Contro
Scrivi più di metafisica che di argomento reale.
Il rischio è che i tuoi grafici Excel diventino note a piè di pagina al confronto con Kant.
L’Amicone

Ti tratta come un compagno di calcetto. Dice sempre: “tranquillo, va bene così”. Finché arriva il giorno della discussione e ti accorgi che la commissione ti smonta come un Lego.
Pro
Nessuno stress: ti senti libero, quasi in vacanza.
Puoi consegnare anche un testo traballante senza sentirti giudicato.
Contro
La commissione non è amichevole come lui.
Rischi di arrivare con una tesi superficiale e senza difese.
Il Talebano

Contenuto? Secondario. Lui guarda margini, font, interlinea. Una virgola fuori posto e ti chiede la revisione. Per lui la sostanza vale meno dell’ordine dei decimali.
Pro
Impari a scrivere una tesi perfetta dal punto di vista tecnico.
Il giorno della consegna, la tua impaginazione brilla più del contenuto.
Contro
Perdi ore infinite a litigare con Word.
Se ti concentri troppo sulle virgole, rischi di dimenticare le idee.
E se il tuo relatore fosse… un Fantasma?
Spoiler: non serve una seduta spiritica.
Mail ignorate, correzioni che non arrivano, ansia che cresce. Se il tuo relatore è un’entità invisibile, almeno noi ci siamo: tutor reali, disponibili e veloci. Non lasciarti ghostare anche dalla tesi.
Errori da pivello: come NON scegliere il relatore
Sbagliare relatore è più facile che sbagliare chat su WhatsApp. Ecco gli errori più comuni da evitare, quelli che trasformano la tua tesi in un reality show drammatico.
1. Andare a caso perché “ce l’ha scelto l’amico”
Non sei in gita scolastica: non puoi accodarti all’amico del cuore pensando che basti copiare la sua scelta. Il relatore che va bene a lui potrebbe essere il tuo incubo personale. Magari il tuo amico ama la rigidità militare, mentre tu dopo due correzioni aggressive sei già pronto a bruciare i libri.
2. Basarti solo sul fatto che “mette voti alti”
La leggenda dice che “quel professore alza sempre i voti”. E tu ci caschi, convinto di aver trovato l’Eldorado. In realtà, se il percorso è un inferno e la tesi è scritta malissimo, il voto alto ti serve a poco. Spoiler: in commissione non conta solo la “fama” del relatore.
3. Farti incastrare dal primo che ti dice “sì” solo per scrollarti di dosso
Molti professori accettano studenti a raffica, ma solo per liberarsi in fretta delle richieste. Se ti accettano con troppa facilità e senza nemmeno sapere l’argomento, preparati: verrai seguito come un pacco smarrito alle Poste.
4. Pensare che la materia conti zero
Qui casca l’asino: se odi la contabilità ma scegli contabilità solo perché il professore è “simpatico”, hai appena firmato la tua condanna. Per mesi dovrai leggere articoli e testi che ti fanno sanguinare gli occhi. E indovina un po’? La simpatia del prof non basta a rendere accettabile l’ennesima tabella di bilancio.
5. Fissarsi sull’idea che il relatore ti “salverà”
Il relatore non è un supereroe con il mantello. Non scriverà la tesi al posto tuo, non inventerà argomenti e non moltiplicherà le ore di sonno. È una guida, non un ghostwriter. Se lo scegli solo perché pensi che “ti porterà alla laurea con zero fatica”, la delusione sarà grande come la pila di libri che non hai ancora letto.
6. Guardare solo al “nome che fa curriculum”
Alcuni puntano ai baroni famosi convinti che sulla tesi faccia scena avere un nome noto. Peccato che poi il professore star sia introvabile, non ti corregga nulla e in pratica tu faccia tutto da solo. Risultato: nome altisonante, ma mesi di isolamento accademico.

Segnali che è quello giusto
Ti risponde entro un tempo umano (non “geologico”)
La risposta non arriva alla velocità della luce, ma almeno prima che tu ti sia già laureato per conto tuo. Se entro una settimana ricevi un feedback, sei in un’oasi di civiltà accademica.
Ti parla in italiano e non in sigle burocratiche
Se il suo feedback non sembra un rebus pieno di “cfr.” e “vd.”, ma un messaggio comprensibile, hai trovato un relatore che ricorda che gli studenti sono esseri umani, non traduttori simultanei di latino.
Mostra un minimo di interesse all’argomento
Non serve che diventi il fan numero uno della tua tesi, ma se almeno ti ascolta senza fissare le lancette dell’orologio, significa che la tua ricerca ha per lui un valore. E per te è già oro.
È severo il giusto, senza trasformarti in cavia da laboratorio
Il relatore ideale ti corregge, ma non ti massacra. Ti guida con mano ferma, ma non con la frusta. Ti fa sudare il giusto, senza farti desiderare di buttarti nel Tevere con la bibliografia in mano.
Ti dà l’impressione che il lavoro sia “nostro” e non solo “tuo”
Quando il relatore parla della tesi usando il plurale (“dobbiamo rivedere”, “abbiamo fatto bene”), significa che si sente parte del progetto. Non è un supervisore distante, è un co-pilota che ti aiuta ad atterrare.
Vuoi davvero arrivare alla laurea senza impazzire?
Scegliere il relatore giusto è solo il primo passo. Il secondo è avere una tesi scritta bene, in tempi decenti e senza notti insonni. Questo è il momento di passare dalla teoria alla pratica
FAQ dell’ansia da relatore
Tecnicamente sì. Emozionante come cambiare partner a metà matrimonio, ma si può fare. Attenzione però: rischi drammi interni al dipartimento, tempi allungati e la sensazione di aver riavvolto il nastro di sei mesi.
Meglio di sì. Se scrivi una tesi su marketing digitale e lui è un esperto di filosofia medievale, finirai a spiegargli cos’è Google come se stessi insegnando l’alfabeto a un bambino.
Conta eccome. È il tuo avvocato difensore. Se ti porta davanti alla commissione con entusiasmo, il voto sale. Se ti presenta con aria rassegnata, puoi iniziare a limare le aspettative.
No. Non è Babbo Natale né un ghostwriter. Ti può guidare, suggerire fonti e correzioni, ma la fatica tocca a te. Chi pensa che il relatore “faccia tutto” finisce con un PowerPoint vuoto e molti rimpianti.
Dipende da te. Se ami l’autodisciplina e vuoi un lavoro che brilli, scegli il severo. Se vuoi dormire la notte e accetti il rischio di un voto altalenante, scegli l’amicone. Ma ricorda: la commissione non ha senso dell’umorismo, quindi meglio sudare prima che arrossire dopo.
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