Copertina e frontespizio tesi: differenze e requisiti

Pila di libri con tocco di laurea e diploma arrotolato con nastro rosso

Se pensavi che “copertina” e “frontespizio” fossero sinonimi… benvenuto nel club degli studenti confusi. In realtà sono due cose molto diverse: la copertina è il vestito elegante della tua tesi, il frontespizio è la sua carta d’identità ufficiale.

E no, non è solo una fissazione burocratica. Copertina e frontespizio hanno funzioni, regole e contenuti diversi, e spesso l’università ti dà addirittura un fac-simile obbligatorio da seguire. Tradotto: se sbagli il frontespizio, non passi nemmeno dal via; se sbagli la copertina, rischi che la tua tesi sembri stampata in fretta alla copisteria sotto casa.

Perché è importante saperlo?

  • Perché la copertina è ciò che tutti vedono subito, e dà il primo colpo d’occhio sul tuo lavoro.

  • Il frontespizio invece è la pagina che la segreteria controlla con la lente d’ingrandimento: nome dell’ateneo, titolo della tesi, relatore, anno accademico… se manca qualcosa, sei nei guai.

In questa guida ti spieghiamo:

  • le differenze pratiche tra copertina e frontespizio,

  • quali elementi non possono mancare,

  • i requisiti formali ed estetici più richiesti dagli atenei italiani,

  • e le domande tipiche degli studenti (sì, anche il dubbio “va numerato o no?”).

Così quando arriverai al momento della stampa non ti ritroverai a litigare con la copisteria o a rincorrere il relatore per rifare tutto da capo.

Cosa non può mancare nel frontespizio

Il frontespizio è la pagina più noiosa da scrivere, ma la più importante per la segreteria. Qui non puoi improvvisare: serve precisione chirurgica, perché se manca un dettaglio ti rimandano indietro con un sorriso sadico. Ecco gli elementi che quasi tutte le università italiane ti chiedono di inserire:

 

Nome dell’università

Deve comparire per esteso: “Università degli Studi di [nome città]”. Niente abbreviazioni creative, niente “UniPd” o “Sapienza Roma” (a meno che sia esattamente così nel modello ufficiale).

Dipartimento e corso di laurea

Ogni ateneo vuole sapere da dove arrivi: specifica il Dipartimento (o Facoltà, se il regolamento lo chiama ancora così) e il corso di laurea. È il modo più rapido per capire se stai discutendo una tesi di Ingegneria, Psicologia o Scienze della Formazione.

Titolo completo della tesi

Scrivilo tutto, senza scorciatoie. Evita abbreviazioni tipo “imp. soc.” per “impatto sociale” o tagli comodi che “ci stanno meglio sulla pagina”. Non è un titolo di giornale: è il titolo ufficiale della tua ricerca.

Nome e matricola del laureando

Sì, anche la matricola. È il codice fiscale accademico: se la dimentichi, la segreteria ti guarda come se non fossi nemmeno iscritto.

Relatore (e correlatore, se c’è)

Qui si gioca la diplomazia: scrivi il nome completo del relatore (e del correlatore, se previsto). No soprannomi, no iniziali, no “Prof. Rossi (quello simpatico)”.

Anno accademico

Va sempre inserito. Non confonderlo con l’anno solare: è l’anno accademico in cui ti laurei, tipo “Anno Accademico 2024/2025”.

Hai già il mal di testa solo a leggere “frontespizio”? Non ti preoccupare: noi ci viviamo dentro queste cose e possiamo sistemarti tutto in metà tempo.

Stile ed estetica: regole non scritte (ma che tutti applicano)

Font e tipografia

  • Times New Roman o Arial, corpo 11–12.

  • Titolo più grande, università e corso più piccoli.

  • Comic Sans? Solo se vuoi farti ridere dietro.

Logo dell'ateneo

  • Sempre quello ufficiale, in alta risoluzione.

  • Nessun filtro “vintage”: non stai editando una foto Instagram.

Margini e spaziatura

  • Margine sinistro 3 cm (per la rilegatura).

  • Altri lati: 2–2,5 cm.

  • Interlinea 1,5 e testo giustificato.

Copertina esterna

  • Colori sobri (blu, bordeaux, nero) a meno che l’ateneo non imponga altro.

  • È la parte “fashion” della tesi: la usi per la rilegatura, ma non sostituisce mai il frontespizio.

Esempi reali dalle università italiane

Ogni ateneo ha le sue regole e, sorpresa sorpresa, cambiano da città a città. Per farti capire quanto sia rigida la faccenda, ecco una carrellata di esempi presi dai regolamenti ufficiali:

A Padova trovi un fac-simile in Word già pronto: devi solo inserire i tuoi dati. Nota bene: per loro il frontespizio è la prima pagina interna a destra, subito dopo la copertina. Insomma, nessuna scusa per sbagliarti

La Sapienza non lascia spazio a improvvisazioni: mette a disposizione modelli ufficiali editabili (Word o PDF), da scaricare e compilare. Persino il logo lo forniscono loro, in alta risoluzione, così nessuno si azzarda a copiarlo male da Google Images

A Torino si sono organizzati con un kit ufficiale per copisterie: dentro ci trovi linee guida su copertina e frontespizio, con indicazioni persino sui colori ammessi. Tradotto: non serve nemmeno discutere con la tipografia, perché hanno già tutto pronto

La segreteria non perdona errori. Prima di litigare con Word o con la copisteria, fatti dare una mano da chi lo fa tutti i giorni.

Avvertenze finali

Ogni università italiana ha le sue piccole manie da burocrazia: margini al millimetro, loghi in formato ufficiale, titoli scritti solo in maiuscolo, posizione dei campi decisa con precisione quasi maniacale.
Quello che hai letto qui è la base comune, una specie di “manuale universale del frontespizio”. Ma la regola d’oro è una sola: scarica e usa sempre il fac-simile ufficiale del tuo corso.

È gratis, lo trovi sul sito dell’ateneo e ti evita notti insonni a chiederti se l’anno accademico va scritto in numeri arabi o romani. Spoiler: la segreteria lo sa già, tu no.

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